giovedì 5 luglio 2007

Viaggio nel mediterraneo mistico, arcaicizzante.



I Daemonia Nymphe, gruppo di poli-strumentisti greci, si formarono con un intento preciso: ricreare, anzi riscoprire la musica dell' Antica Grecia. Per farlo si servono di strumenti greci antichi, ricostruiti da esperti artigiani, delle loro magnifiche voci e della loro lingua. Ammetto che non avevo sentito niente prima che fosse cantato in greco.

Questo è il loro primo full
lenght, un album stupendo che merita 8/10 senza colpo ferire. Le prime tre canzoni ci fanno calare lentamente nello spirito dell'album. Si entra in una dimensione originale, molto evocativa. Da subito i suoni si distaccano dal neo-folk, dalla forzatura ormai abituale in questo genere. Quest' album è una danza, è una danza tra passato e memoria.
La prima traccia, "
Message horn's enchanting echo" ci porta direttamente su una scogliera nuda e arroccata, al tramonto. C'è qualcosa di più, l'orizzonte non è solo orizzonte.

La seconda, "Ida's
dactyls" è sospesa tra voci maschili e femminili, sospesa in una ritmica abbozzata, costruita sui vari strumenti, che si interrompe di colpo. La terza "Summoning divine selene" si muove sullo stesso terreno, regalandoci però meravigliosi intrecci di voci femminili e tamburi, cambi di tempo come erba mossa dal vento.

La quarta "
Hades" ha un ritmo lento, un flauto in lontananza la rende oscura, strana, come camminare da soli in montagna in una giornata nuvolosa.

La quinta "Dance
of the satyrs" è strumentalmente la più riuscita, la più complessa, con un sapore epico. Allo stesso tempo però è quella che ricalca maggiormente lo stilema del folk di questi ultimi anni (come possiamo definirlo, un rimando alla tradizione celtica?), la particolarità mediterranea non viene però accantonata, rimane in alcuni stacchi e nell'uso della voce maschile.
La sesta traccia è una breve introduzione di chitarra (non posso dire di preciso che strumento sia, di certo non è una chitarra normale) alla settima, "
Nymphs of the seagod Nereus". Quest'ultima non aggiunge niente come sonorità, ma è sicuramente la più notturna delle traccie dell'album, quella in cui l'influenza dei Dead Can Dance si fa sentire per prima. Passeggiare sulle rive di un ruscello, con la luce della luna ben fissa sul percorso da fare.

La successiva, "Hymn to Bacchus" all'inizio sembra avere un'atmosfera simile alla quarta "Hades", in seguito si risveglia, una voce maschile marca insistentemente il ritmo, rendendoci una melodia senza tempo, che si diluisce in un coro di voci femminili poggiato su un tessuto ritmico accennato e martellante allo stesso tempo. Dead Can Dance, decisamente a tutela di questa composizione. Tutto ciò fino a poco più di metà canzone. Lì tutto cambia, seduti in riva al mare, le onde scorrono, il senso di infinito riempe ogni centimetro del corpo.

Il tutto si chiude con "Invoking Pan" , vera e propria invocazione, canto di molte voci all'unisono accompagnate da flauto, tamburi e accenni di chitarra. Non termina di netto, ci lascia sfumando nel silenzio, lentamente, poco alla volta. Il corteo di musici, danzatori e poeti continua il suo cammino lasciandoci indietro, e noi non possiamo far altro che desiderare di seguirli, ricominciare da capo.

5 commenti:

Dusty ha detto...

contattatemi se vi interessa averlo.

ilnomechestaipensando ha detto...

Il Download è già partito. Curiosità a mille. Appena ascolto ti comunico le mie sensazioni.
In giro ho trovato questo:Daemonia Nymphe - Krataia Asterope (2007), credo sia il nuovo.

Dusty ha detto...

si, è il nuovo. Secondo me non è bello come l'omonimo però.

Anonimo ha detto...

Interessante Dusty, di sicuro da approfondire... ora me lo cerco

Anonimo ha detto...

Grazie per questa bella recensione..mi hai proprio incuriosito...ora lo cerco.baci